2019 – Giugno: Rifugio Tschafon

A pasquetta sono rimasto incantato dal panorama che si poteva ammirare dal Rifugio Tschafon, rifugio adagiato in un prato in cima al monte Cavone, sopra la cittadina di Tires. Mi ha colpito anche la ripidissima stradina utilizzata dai mezzi di servizio al rifugio. Non c’era nessun escursionista a salire per quella via battuta dal sole, ma tutti erano sul ben più dolce (e panoramico) sentiero che si snoda a lato di essa.

In cima vi erano diverse e-bike, e così mi è venuto il pallino di creare un giro che passasse di lì.

Ho il sabato libero, e propongo a Gianluca di andare a fare un giro stile enduro per affinare la tecnica in discesa. Purtroppo Gianluca ha impegni di lavoro, e quindi ripiego per un’escursione in puro stile All Mountain. Mappa alla mano, incomincio a tracciare una via che, partendo da Bolzano, si inerpica verso il rifugio Tschafon passando da Tires. Ovviamente inserisco la diabolica salita che tanto mi aveva colpito.

Il responso di Google Earth è impietoso: un chilometro attorno al 25%, fino a punte del 35%. La parte in discesa, inoltre, è un po’ un’incognita… cerco di unire sentieri in maniera tale da evitare il bitume, ma non sempre ciò è possibile. Le curve di livello mi mettono in apprensione per gli ultimi 500 metri di giro, in cui la traccia “precipita” da Aica di Sopra giù nella valle dell’Isarco, sfiorando pendenze di oltre il 50%… Penso che ci sia qualche errore con la mappa, ma in ogni caso mi preparo un piano di riserva.

Propongo questo giretto su un gruppo Whatsapp creato da Gianluca, e mi risponde Gianfranco che si unisce all’avventura con la sua ebike.

L’indomani mattina partiamo da Bolzano ed incominciamo a salire verso Tires, lungo la vecchia strada che si snoda lungo la Thierser Tal. Di tanto in tanto ci guardiamo attorno alla ricerca di sentieri che vadano da qualche parte, ma purtroppo tutti paiono essere delle semplici vie d’accesso a dei capanni privati.

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Un po’ rammaricati continuiamo a salire lungo questo grande serpentone nero in mezzo al nulla, finchè non raggiungiamo la strada principale e Tires.

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La salita da Tires verso il sentiero 4B incomincia a svelarci i primi contorni del maestoso Rosengarten.

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Il sentiero 4B si  rivela essere un vero e proprio parco giochi in cui divertirsi tra rocce e radici in salita. Ci sono anche un paio di passaggi che sono decisamente trialistici.

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Il sentiero diventa via via una più comoda, anche se meno divertente, strada forestale. Gettonata meta di svago delle mucche locali.

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Dopo circa 2 ore e mille metri di dislivello arriviamo all’incrocio con la WeissLahn, l’ultima (e terribile) asperità prima del rifugio Tschafon…

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Qui si trova un suggestivo laghetto con una splendida vista sulle dolomiti…

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Alcune mucche sembrano apprezzare particolarmente…

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Da questo paesaggio bucolico parte la salita infernale verso il rifugio. Metto la mia fida “Disonorevole”, magnifica corona da 22 denti bandita dai bikers moderni perchè immorale, ed incomincio a scalare questo fatidico ultimo chilometro e quasi 300 metri di dislivello per arrivare al rifugio.

Nonostante faccia di tutto per recuperare energie, intervallando ad ogni colpo di pedale una buona frazione di secondo in cui sono completamente immobile ed in surplace (quindi, in sostanza barando in maniera ancor più disonorevole), nel tratto più duro devo comunque mettere il piede a terra per rifiatare un attimo… sono andato fuori giri. Il problema principale è dato, incredibilmente, dalle braccia: la bici è talmente impennata che devo scaricare tutto il peso in avanti per non ribaltarmi. Qualche flessione in più a casa avrebbe sicuramente aiutato….

Dopo qualche attimo di sosta, riparto.

In più di un’occasione rischio di perdere l’equilibrio e di dovermi fermare, sto comunque salendo ad un’andatura particolarmente lenta e l’equilibrio è molto precario. La sfida, in verità un po’ inutile, rimane comunque quella di arrivare al rifugio “in sella” e voglio farcela.

Dopo 29 minuti interminabili sotto il sole a picco, Gianfranco immortala la maestosità  di  Rosengarten, ed il mesto me che riesce a vincere questa piccola sfida contro l’inclinazione positiva.

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La struttura del rifugio è molto suggestiva, e la vista che si può godere dai tavoli è sul Rosengarten, la quale non è di certo una montagna qualunque.

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Una foto la merita anche il ferro (in tutti i sensi) con cui è stata conquistata la vetta, con la catena ben salda sui denti della Disonorevole.

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Immancabile, la foto con le nostre meritate bionde.

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Dopo un lauto pasto ed una lauta ricarica, incominciamo la discesa verso Aica di Sopra. Purtroppo, però, scopriamo ben presto che tutto quel versante di montagna è stato devastato dalle tempeste di vento di pochi mesi fa.

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Il sentiero è ostruito, ma con un po’ di portaggio riusciamo comunque a passare la parte più malmessa e persino a fare qualche passaggio in sella.

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Solo più a valle scopriremo che, in  realtà, il sentiero è chiuso (inspiegabilmente il cartello di divieto era a valle ma non a monte).

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Da qui in poi è tutto un susseguirsi di pascoli e cancelli, cancelli e pascoli… e comode carrarecce a collegare il tutto..

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Purtroppo prendo una buca un po’ troppo profonda… e mi tocca proseguire con un raggio in meno..

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L’ultima parte del giro, quella con la parte “dubbia” sulla mappa, si rivela in realtà essere meno complicata di quanto temessi. Sebbene ci sia infatti una linea verticale sostanzialmente impercorribile, essa è affiancata da un sentierino a zig-zag che, seppur molto sporco, ci permette di concludere il giro senza particolari intoppi.

Link Relive, con traccia GPS: https://www.relive.cc/view/2433326307

Novembre 2018: Pietralba

Per il giro di questo sabato mattina ho scelto un (vecchio) itinerario di nonnocarb, targato difficoltà “media”: ha piovuto e diluviato per tutta la settimana, e questo ha precluso la fruibilità in sella di buona parte dei sentieri nei dintorni.

Parto in solitaria verso le otto del mattino e mi reco ai piedi della funivia del Colle. Decido di salire in funivia per due motivi: 1) sono l’unico utente della funivia e 2) le forti piogge dei giorni scorsi hanno creato non pochi problemi alla sentieristica, quindi meglio tenermi un po’ di margine con le ore di luce.

Scatto la classica foto sullo Schlern dal Colle dei Contadini.

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Dal Colle dei Contadini, pedalo una decina di minuti arrivando al Colle dei Signori e quindi all’imbocco dell’E5. Dopo poche centinaia di metri, la montagna mi dà un primo avvertimento.

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Non passano dieci minuti, che subito arriva un secondo avvertimento.

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Fortunatamente si tratta di alberi singoli, che riesco a superare. In realtà, non mi preoccupano molto gli alberi a terra, quanto quelli pericolanti sopra la mia testa. Quindi procedo con molta cautela, più con gli occhi puntati per aria che sul sentiero.

Dopo un po’ di chilometri (ed altri scavalcamenti d’albero) odo il dolce suono delle motoseghe a lavoro, e dal primo maso finalmente il sentiero torna ad essere bello pulito.

Dopo una piccola discesa su sentiero con fondo migliore di molte strade asfaltate, arrivo a Lupicino.

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Dopo uno strappo bello ripido in cui sono costretto a spingere, arrivo su di una magnifica radura erbosa da cui godo di una vista di tutto rispetto sullo Schlern e sul Latemar.

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Dopo una rapida discesa asfaltata, arrivo a Nova Ponente.

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Cerco di raggiungere il sentiero che mi dovrebbe portare a Pietralba ma, purtroppo, incontro questo…

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Ormai ho una certa esperienza, e so che se hanno messo un cartello vuol dire che c’è sicuramente un buon motivo. Quindi, dopo aver maledetto la scelta di usare un cartello di divieto di sosta per indicare un divieto di circolazione (e non è la prima volta che mi ritrovo a maledire scelte sconsiderate sulla segnaletica qui in Alto Adige), opto per la ritirata.

Decido di prendere il sentiero che scende nel fosso del Rio Vallarsa, che avevo già percorso una volta in bici da corsa e copertoncini da 23.

Arrivato nel fosso, incontro un cartello che sembra messo lì apposta per me: Pietralba 1:20 h. Decido quindi di seguire questo sentiero (il 5B), che mi fa risalire dall’altro versante del fosso: una salita RIPIDISSIMA, in cui mi tocca fare un bel tratto con la bici in spalla.

Uscito dal fosso, mi ritrovo letteralmente in una pozza di fango che fa sì che tutti i lubrificanti usati sulla bici vadano a farsi benedire… in effetti il giro stava filando fin troppo liscio per i miei standard.

Risalgo faticosamente fino alla strada asfaltata, solo qualche centinaio di metri più in giù (e quasi un paio d’ore più tardi) dal punto in cui avevo optato per la “ritirata”. Da qui il 5B si dirige ripido e deciso verso un bosco, pur rimandendo pedalabile.

Anche se, di tanto in tanto, la montagna mi ricorda che è bene guardare per aria…

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Dopo alberi scavalcati, “ritirate” poco strategiche, rami nelle ruote e nel cambio, e bagni di fango, arrivo finalmente a questo (è il caso di dirlo) Benedetto santuario:

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All’interno di questo santuario si trovano “splendidi affreschi ed un’impressionante statua miracolosa della Madonna Addolorata”. Io, essendo infangato da capo a piedi, non mi sono permesso di entrare ad ammirare tutto ciò (tornerò con mezzi più consoni).

Finalmente, mi re-immetto nella traccia di nonnocarb. Ora arriva la parte che mi preoccupa, ossia la discesa a Laives. Non conosco il sentiero, e quindi non posso stimare se le piogge lo abbiano ostruito. Guardando Openstreetmap, però, mi pare di capire che si tratti di un sentiero abbastanza importante, quindi non sono troppo preoccupato… a parte per le curve di livello, che mi indicano che il sentiero è praticamente su un precipizio.

Con un po’ di dubbi, e rassegnato all’eventualità di dover di nuovo spallare la bici nel caso tocchi tornare indietro, mi lancio giù per la carrareccia indicata dalla traccia… si tratta del sentiero “Via Crucis”, ossia del sentiero che i pellegrini percorrono da Laives per arrivare a Pietralba.

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Le mie preoccupazioni si rivelano infondate, perchè il sentiero è un’ autostrada che offre magnifici scorci d’autunno sulla vallata sottostante..

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Addirittura qualcuno ha pensato di costruire, a ridosso dello strapiombo, un’ osteria! L’osteria di Mezzavia.

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Che, a giudicare dalle “firme” sui muri, è chiusa ormai da diversi anni.

La parte finale della traccia segue dei sentierini un po’ più ripidi con fondo bagnato, pietre lisce e foglie. Decido di non rischiare, e proseguo lungo la carrareccia. Scopro, così, un maso davvero particolare….

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Scendo per una ripidissima strada fino a raggiungere (nuovamente) il Rio Vallarsa prima, e Laives poi. La discesa si presta a delle ultime foto.

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A questo punto la traccia di nonnocarb sarebbe finita… decido, però di chiudere in bellezza risalendo da San Giacomo verso il sentiero 10A.

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Qui incontro un simpatico vecchietto che tutto arzillo tiene il mio passo in sella alla sua e-bike. In due formiamo una strana coppia che, fino a pochi anni fa, mai si sarebbe potuta incontrare per un sentiero così ripido. In più, mi faccio gratis una piccola lezione di storia sulla sentieristica dei dintorni.

Concludo il tutto con il (per me) classico e trialistico (senza troppe pietre e radici, ma tanti switchbacks belli stretti) 4B, che mi porta dritto dentro l’autolavaggio ai piedi del Virgolo… la bici ha bisogno di una bella doccia!

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Animazione e dati del giretto:

https://www.relive.cc/view/1943318941