Agosto 2020 – MAGS (Parte Prima)

Da dove cominciare…

Non ho mai fatto passare così tanto tempo prima di scrivere la storiella di un giretto, ma questa volta ho dovuto fare un’eccezione: al mio rientro, dopo appena tre giorni lontano da internet, la mia casella di posta elettronica esplodeva di lavoro arretrato.

Inizio a scriverla ora, dopo tre settimane, rinvigorito da una “Franziskaner Weissbier” comprata alla Despar in quel di Bolzano, e ormai lontano nel tempo e nello spazio dalla terra natìa (l’Abruzzo).

La storia inizia una sera ai primi di Luglio, quando ricevo una telefonata inaspettata da un numero sconosciuto.

Rispondo a quella chiamata alquanto scocciato, pensando si tratti del solito operatore Sky che cerca di vendermi una qualche offerta (quante volte dovrò ripetere che non ho un televisore?). Dall’altra parte del telefono, invece, c’era Maurizio, uno degli organizzatori del “MAGS”.

Ma cos’è questo “MAGS”? Il MAGS, “Mare Adriatico – Gran Sasso” è un trail, ossia un’avventura in solitaria (se lo si vuole) che, dal Mare Adriatico al Gran Sasso (per l’appunto), attraversa tutta una serie di luoghi stupendi lungo strade secondarie, carrarecce, e sentieri. Tutto questo giretto ammonta a un totale di circa 330km per 8300 metri di dislivello, che potrebbero sembrare pochi, ma che in realtà sono abbastanza problematici per una serie di aspetti legati al territorio.

Maurizio mi dice che il MAGS, che era stato annullato per via della pandemia, si farà in modalità “unsupported”, ossia senza la partenza collettiva (ognuno per sè). Che, guarda caso, era proprio la modalità a cui mi ero iscritto!

Maurizio mi chiede se va bene partire o se voglio annullare, ma io di annullare non ci penso nemmeno e accetto di corsa!

Agganciato il telefono, però, incomincio a fare i conti con la realtà…

Sono abbastanza fuori allenamento, e ormai avevo rinunciato completamente alla prospettiva di poter partecipare al MAGS. Il lockdown, complice un periodo di “smart working” particolarmente intenso, mi ha lasciato un’eredità di 5kg in più sulla bilancia…

È passato appena un mese dal mio primo giro post-lockdown: 3km, 300 metri di dislivello, e 10 ore di sonno per riprendermi dal trauma!

Insomma, dopo la telefonata di Maurizio mi son messo in testa di riottenere una “parvenza” di forma in poco più di un mese. Incastrando i vari impegni quotidiani, ho cercato di fare uscite brevi (circa un’ora) quasi tutti i giorni, e nella settimana prima del MAGS ho inanellato i miei due giri più lunghi dell’anno, che mi hanno tenuto in sella per più di 8 ore ciascuno.

Da Gennaio, quindi in sette mesi, non avevo percorso neanche 900km in totale. Mi sentivo comunque pronto a percorrerne 330 in tre giorni.

Tornato in Abruzzo, ho avuto solo un paio di giorni utili per preparare tutto il necessario. Ho già partecipato a un trail in passato, per l’esattezza il South Tyrol Trail (STT) nel 2017. Eppure, la preparazione del materiale per questo giro è stata completamente diversa rispetto a quella volta.

Prima di tutto, il mezzo: all’epoca usai “La Regina delle Corse”, una gloriosa Atala Flyer anni ’90 che ancora adesso macina chilometri ogni giorno, sempre fiera, per portare la mia ragazza al lavoro.

Questa volta userò “Cicciosprint”, una FAT bike in carbonio che è un mezzo nettamente più idoneo per questo tipo di avventure.

Poi, c’è il capitolo equipaggiamento.

Innanzitutto, l’acqua nel STT non è mai venuta a mancare, mentre nel MAGS sono presenti diversi tratti anche lunghi senza l’ombra di una fonte, di un bar, o addirittura di una qualche anima che non sia quella di un cane che ce l’ha a morte con i ciclisti. Quindi, ho avuto bisogno di più spazio di quello consentitomi dal solo zainetto sulle spalle (sì, nel STT sono partito armato di un solo zainetto da 14 litri e ciò fu, grazie a tanta ma tanta fortuna dal punto di vista meteo, “sufficiente”).

Perciò, mi sono comprato una borsa sotto-sella (impermeabile), così da avere altri 20 litri di spazio dove poter aggiungere la roba che mi servirà.

E di roba ne porterò dietro tanta, forse troppa.

A parte le bottiglie di plastica per fare rifornimento d’acqua, mi porto dietro:

  • La tenda. Questa non l’avevo nel STT, ma in Abruzzo non ho il coraggio di bivaccare dove capita (troppi animali selvatici/randagi in giro, dentro una tenda mi sento molto più tranquillo);
  • Notte: Materassino, cuscino, lenzuolo, e sacco a pelo;
  • Bucato: Sapone di Marsiglia;
  • Igiene personale: Occorrente per l’igiene personale, ossia doccia-schiuma, spazzolino, dentifricio, deodorante (ne servirà molto), mini panno in microfibra;
  • Riparazioni: Multitool con smaglia-catena (al STT ho dovuto smagliare la catena 5 volte!), toppe, camera d’aria di scorta (da FAT bike, quindi un canotto sgonfiato), e una pompa;
  • Vestiario: Una copia del mio abbigliamento come scorta (t-shirt, pantaloncini, e intimo), due maglie a maniche lunghe, una mantellina in nylon, una giacca e pantaloni antipioggia, uno scaldacollo, guanti;
  • Emergenza: sacco da bivacco e telo d’emergenza.
  • Elettronica: Cellulare, Garmin, due powerbank da 5000mA, svariati cavetti, lampada frontale e lampadina rossa posteriore.
  • Acqua: Oltre alla borraccia da 750ml, due bottigliette da 500ml.
  • Altro: Crema solare, costume da bagno, occhialini, spray anti-aggressione (per malaugurati incontri con cani particolarmente aggressivi).
  • Orchidea

Il Garmin, per la navigazione gps, sono riuscito a procurarmelo solo la sera prima della partenza, consigliato da un mio amico. Non me la sono sentita di affidare la navigazione al solo cellulare, dato che ormai è vecchiotto (uno Huawei del 2014). Inoltre, avere due dispositivi in grado di eseguire la navigazione, anziché uno, mi permette di seguire la traccia anche in caso di guasto di uno dei due.

Incomincio a configurare il Garmin, e provo a caricare la traccia del MAGS (che non ho ancora trovato il tempo di studiare)…

…attimi di panico, il Garmin non riesce a caricare la traccia!

Cerco di capire il problema, e mi accorgo che ci sono diversi tratti del gpx con segmenti “dritti”, come se mancassero dei dati. Fortunatamente, Maurizio e Moreno mi aiutano a risolvere il problema.

Ecco il giro che andrò a fare!

Bene, sono pronto… anzi no! Devo ancora finire di preparare la bici, inoltre è notte e i supermercati sono ormai chiusi… mi toccherà partire con sole tre barrette.

Arrivo a Città Sant’Angelo verso le otto e mezza del mattino. Dato che devo incontrarmi con gli organizzatori prima della partenza, non sono voluto partire troppo presto costringendo i poveretti ad una levataccia…

D’accordo, in realtà ero io a non voler fare una levataccia… e visto che ho finito di preparare tutto che era ormai mezzanotte, non penso di aver fatto male.

Alla partenza, Moreno e Giancarlo mi dotano di un dispositivo bellissimo direttamente dal futuro cyberpunk: un “tracker”, che dà la mia posizione in tempo reale a chiunque abbia il link per poterlo seguire (link che prontamente ho spammato su Whatsapp e Facebook per fare un po’ il gradasso).

Alcune foto (di Moreno) di rito…

Inaspettatamente, arriva anche Daniele (un altro organizzatore) col suo completo da cavaliere oscuro, che mi accompagnerà per alcuni (diventeranno un bel po’ di) chilometri.

E via! Si parte!



Anzi no! Attimi di panico: come si imposta la navigazione di un gpx sul Garmin? Incomincio a smanettare con la diavoleria elettronica, le mie dita si destreggiano con agilità e sicure, dando sfoggio di due lauree e un dottorato in informatica…

Nel mondo dei sogni. Come un coglione qualunque, premo tasti a caso finché riesco finalmente ad impostare la navigazione, solo dopo aver provato esaustivamente tutti i menù del Garmin.

E via! Si parte! (x2)

Il giro inizia in tranquillità, sulla ciclabile del lungomare…

… e all’ombra della pineta.

Pedalo tranquillo, godendomi il fresco della pineta. Questo MAGS mi piace proprio!

Ma presto, maledettamente presto, abbandoniamo la mia amata pineta, e incominciamo a inerpicarci per una rovente salita su ghiaia sotto il sole cocente. È già arrivato il momento in cui la maglietta lascia il posto alla crema solare.

Il panorama alle nostre spalle è comunque di tutto rispetto.

Salita che ci porterà a Mutignano, primo piccolo gran premio della montagna.

Scendendo da Mutignano, incominciamo già a vedere i primi calanchi…

… e poi di nuovo in salita, verso l’Atri degli Acquaviva…

… e, soprattutto, dell’Oasi dei Calanchi.

Il Gran Sasso incomincia ad avvicinarsi!

Foto scattata da Daniele

Ma è ancora presto, ce n’è di strada da fare! Infatti, perdiamo tutto il dislivello faticosamente guadagnato buttandoci vertiginosamente in una caldissima Valle del Piomba.

Percorriamo un sentiero su ghiaia che costeggia il torrente Piomba, tra canneti e zanzare, finché non torniamo sulla Statale 81. Dopo un breve tratto di statale, incominciamo una salita abbastanza impegnativa verso Bisenti. Il sole non aiuta, e Daniele (che viaggia bello scarico) comincia a mostrare di avere un passo decisamente superiore al mio.

Per riprendere un po’ il fiato, mi invento la scusa che devo scattare un po’ di foto. Il Gran Sasso si fa sempre più maestoso.



Dopo una bella sfacchinata, e qualche su e giù nel comune di Montefino (l’unico comune della provincia di Teramo in cui ancora non ho mai messo piede), finalmente, verso l’una del pomeriggio, arriviamo a Bisenti.

Lì troviamo un bar aperto, e Daniele mi offre il pranzo: una birra, due maritozzi (che metterò nello zaino), due pizze e un gelato. Non sono economico, io.

Saluto Daniele, che mi ha accompagnato per ben 50km di “defaticamento” dopo il suo giro mattutino di 100km, e continuo il mio viaggio sotto il solito sole rovente. Mi aspetta una dura salita che mi porterà a Befaro, noto anche come Santa Maria della Neve, minuscolo “paese” di collegamento tra la Vallata del Fino e il comune di Castelli.

Capisco di essere arrivato quando vedo questa casa vittima dei calanchi (di cui ho anche conosciuto gli eredi).



Il cartello mi toglie ogni dubbio.



Sono arrivato a Befaro, e sono già le tre del pomeriggio. Davanti a me ci sono ancora 400 metri di dislivello fino al Rifugio Faiani (900m s.l.m.), dove si trova la fine di questa salita incominciata a Bisenti.

Il Gran Sasso è ormai alle porte, e presto le campagne verranno sostituite da bei boschi di faggi.

Ma io ho dei problemi. Sono molto stanco, ho i piedi a fuoco (partire con le Five Ten chiuse forse non si sta rivelando una scelta vincente), e ho problemi con la sella… ho lo stimolo continuo di dover fare pipì.

I 900 metri del Rifugio Faiani mi danno un po’ di fresco in più, e mi lancio in discesa verso i boschi sopra Castelli. Ci sono svariati sali-scendi, e diciamo che non sempre i sentieri sono nelle condizioni in cui vorrei trovarli…

Alcune discese sono davvero toste da fare con la sella alta e la bici a pieno carico, ed in alcune salite tocca spingere.

Ma dopo tanto penare…

…finalmente…

Il Corno Grande!

La montagna di casa.

Arriva anche un ruscelletto, il primo dopo tanti chilometri. Ne approfitto per togliermi le scarpe, e buttarci i piedi dentro, cercando di riportarli in temperatura.

Riparto e arrivo, scendendo da una ripida scaletta in legno, a Isola del Gran Sasso. Da lì, su asfalto, arrivo a Ornano Grande, dove mi fermo all’hotel di un amico a rinfrescarmi e cenare. Sono passati 86km, e circa 2400 metri di dislivello.

Cerco di capire dove poter dormire. Non sono in buone condizioni, ed avrei proprio bisogno di una doccia. Ormai sono dalle mie parti, ma nonostante ciò non mi viene in mente alcun punto dove vi sia un fiume o un torrente dove potermi rinfrescare.

Quindi mi arrangio. Decido di arrivare in un paesino, Aquilano, e di piazzare la tenda in un punto dove spero di non venir molestato da cani randagi o cinghiali (purtroppo la zona è piena di entrambi).

Faccio avanti e indietro alla fonte del paese, rifornendomi d’acqua, e improvviso una doccia a base di borracce. Dopo essermi rinfrescato e cambiato d’abito, faccio il bucato alla fonte e mi metto a dormire.

Mi sveglio verso le tre e mezza di notte, all’ennesimo fruscìo proveniente dal fosso, provocato da chissà quale animale. Decido che è meglio rimettersi in cammino, con quattro ore di sonno alle spalle. Esco dalla tenda, e la bici mi attende con una ruota a terra.

Smonto la tenda, sgonfio il materassino, re-infilo tutto nelle sacche di compressione… metto su i faretti, e via!

Secondo Giorno.

[Continua qui.]