Agosto 2020 – MAGS (Finale)

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Terzo Giorno

Mi sveglio, e lentamente incomincio a smontare la tenda, sgonfiare il materassino, re-infilare tutto nelle sacche di compressione… una riga per scriverlo, un’ora per farlo.

Parto che sta per albeggiare. Penso che, se sarò fortunato, magari beccherò l’alba proprio a Rocca Calascio, uno dei luoghi più suggestivi di questo viaggio.

Poco dopo l’abitato di Santo Stefano faccio un incontro assai inaspettato: un gruppo di una ventina tra cinghiali e cuccioletti! Aspetto che attraversino la strada, a debita distanza, mentre tra me e me penso “ma sono arrivati anche qui? Anche i lupi saranno in vacanza…”

Passati i porcellini, continuo la salita verso Rocca Calascio….

…eh sì, sono proprio fortunato.

Essere a Rocca Calascio, completamente da solo ed averla tutta per me, alle prime luci dell’alba. Wow.

La mia buona stella mi sorride, e confido di finire il trail in giornata.

Dai 1340 metri sul livello del mare di Rocca Calascio perdo rapidamente quota fino ad arrivare a valle, per poi tornare a salire fino ai 1240 metri di Castel del Monte.

Non ero mai stato qui, se non di passaggio in macchina. Sono le otto del mattino, e mi fermo ad un bar per fare colazione. Stamattina da signore: cornetto e cappuccino.

Riparto e prendo una lunga e ripida strada in ghiaia in salita. Direzione, Campo Imperatore.

Ma sbaglio qualcosa: sono finito nel campo di qualcuno! La strada che dovrei percorrere passa 10 metri più in alto, parallelamente a questo campo. Con fatica, spingo la bici fino a riguadagnare la strada.

Purtroppo devo incominciare a lesinare sulle foto: i miei due powerbank sono esauriti, ed il mio (vetusto) cellulare non tiene la carica molto a lungo.

Però, la strada che porta a Campo Imperatore è un susseguirsi di meraviglie che sarebbe un peccato non immortalare…

Intravedo il Corno Grande! Casa mia è proprio lì dietro…

Se intravedo il Corno, vuol dire che sto per arrivare nel luogo principe del giro…

…alla Piana di Campo Imperatore!

Scendo giù per la piana, e seguendo un accenno di traccia lungo il prato…

…arrivo al Rifugio Racollo, dove mi fermo per una birra e un panino. Faccio anche rifornimento di un paio di litri d’acqua, dato che adesso mi toccherà fare un altro tratto di 30km senza l’ombra di una fonte.

Al posto del panino, mi sarebbe piaciuto fare un pranzo a base di arrosticini al leggendario Ristoro Mucciante, che è poco più avanti… ma la tappa di oggi sarà lunghissima: non sarebbe una buona idea fermarsi troppo a lungo e con questa ressa di turisti le attese bibliche sono assicurate.

Riprendo la bici, e via in direzione EST per un altro luogo simbolo di questo MAGS: il Canyon dello Scoppaturo!

Dal Canyon, dopo uno stretto e tecnico sentierino in salita ed una discesa attraverso i prati, arrivo al Ristoro Mucciante. Da lì, seguo la strada asfaltata verso Castel del Monte, finché non devio sulla sinistra per proseguire lungo una carrareccia nel bosco.

Ed è così che scopro la Vallestrina, un posto stupendo. Non faccio foto: devo risparmiare la batteria del telefono, poiché in caso di emergenza ho solo quello.

Dopo una bella salita, ed un bel single-track nel bosco, arrivo alla suggestiva Piana del Voltigno, ennesimo posto che scopro solo grazie al MAGS.

Al ristoro del Voltigno, strapieno di turisti, ne approfitto per prendere una coca cola. Riparto, e su comoda forestale all’ombra dei faggi attraverso il Voltignolo.

Finché non inizia la discesa. È tempo di valicare di nuovo il Gran Sasso, stavolta dalla sua estremità Orientale!

Qui succede una cosa assai particolare: non appena passo dall’altro versante, quello col Mare Adriatico per intenderci, vengo improvvisamente accolto da un bella vampata d’afa. Bentornato caldo!

La discesa su forestale è infinita. Non ho la minima idea di dove mi trovo, non sono mai stato in questi posti. Ad un certo punto, arrivo ad un gruppo di casette e c’è un cartello:

“Contrada Santa Maria, Comune di Villa Celiera”

Come Villa Celiera! Sono in provincia di Pescara? Quando ci sono arrivato?

Insomma, l’ultimo posto conosciuto era Mucciante, regno degli arrosticini, ed il primo posto conosciuto dopo Mucciante (seguendo il MAGS) è Villa Celiera, impero degli arrosticini. Che gli organizzatori stiano cercando di dirmi qualcosa?

Purtroppo devo ignorare tali messaggi così evidenti, confesso a malincuore, e proseguo per la mia traccia. Imbocco un piccolo sentierino, all’inizio un po’ chiuso dalle erbacce (sono già lontani i ricordi della sentieristica perfetta di Campo Imperatore!) ma che poi fortunatamente migliora.

Dopo un single-track infinito, in cui rimpiango per l’ennesima volta di non avere la bici scarica ed il reggisella telescopico, arrivo … ehm … qua:

Sì, devo scendere di lì. Come vorrei una bici scarica adesso!

Mi rassegno e scendo a piedi. Non senza aver prima fotografato un cartello, il quale giustamente non mi dice dove mi trovo, ma invece rende gloria a quello che evidentemente è il signore di queste (ignote) terre:

Proprio lui.

Scese le scalette, sulla mia destra, a due passi, c’è la Cascata del Vitello d’Oro…

…ma non me ne accorgo, svolto a sinistra seguendo un canale e lascio il tutto così, venendo meno all’ossequio dovuto al geotritone.

Scendo su asfalto verso Farindola, lungo una gola con una bella falesia di roccia dove vedo un gruppetto di scalatori arrampicare.

Alle 4 del pomeriggio, finalmente, Farindola.

La discesa è finita, ed ora mi toccherà pedalare.

Da Farindola, a 530m s.l.m., prendo la strada asfaltata che sale verso Rigopiano, fino a circa 900m s.l.m. Ogni tanto mi fermo a controllare la pressione delle gomme, ma niente sono gonfie: il mezzo non ha nulla che non va, sono le mie gambe che girano poco!

Prendo una strada su ghiaia che, fortunatamente in discesa, mi porta a Colle Mesole, e poi su asfalto fino al fosso sotto ad Arsita.

Ma ancora non sono ad Arsita. Infatti, per arrivarci, gli organizzatori del MAGS hanno pensato bene di farmi risalire lungo una strada ripidissima che la testa suggerirebbe di fare a piedi. Io la percorro ostinatamente in sella, ed arrivato in cima mi dà il benvenuto un signore complimentandosi di cotanta impresa da scalatore:

“Tu si’ nu matt!”

Mi fermo ad un bar di un ragazzo, dove ordino dapprima una birra, poi una coca cola ed un gelato, ed infine una granita al limone.

Riparto e mi fermo al supermercato, per qualcosa da mangiare lungo il viaggio e delle batterie di scorta per il frontalino: sono le sei del pomeriggio, pedalo da quasi 14 ore, e mancano ancora 40km alla conclusione del MAGS.

Appena uscito da Arsita, prendo un sentiero che inizia con dei rovi, e che finisce in una bella pozza di melma. La mia bici è bella infangata, quindi perfetta per instagram una volta terminata “l’impresa”.

Incomincio a scendere in una valle dove non c’è nulla. La discesa è bella ripida, ed il fondo è sabbioso. Un terreno davvero particolare, perfetto per le mie ruote FAT.

Raggiunta la valle, sono circondato dal niente. Ogni tanto incontro qualche sparuta casa dove, immancabilmente, c’è un qualche cane a cui non devo essere molto simpatico.

Confesso che inizio a preoccuparmi: se la parte rimanente del MAGS è così, non sono così sicuro sia una buona idea farla, da solo, di notte.

Proprio mentre penso “ma davvero questa strada va da qualche parte?”, vedo un altro pazzo avventuriero venirmi incontro: è Maurizio! Gli organizzatori del MAGS sono venuti a salvarmi.

Insieme a Maurizio ed un suo amico (di cui ho dimenticato il nome, perdonami!) usciamo da questa valle e ci ritroviamo, con mia sorpresa, a Castiglione Messer Raimondo.

Foto con Maurizio, e con la sua bici edizione speciale “MAGS”
Chiesa di San Donato Martire (Foto di Maurizio)
Non sembra, ma era ripido! (Foto di Maurizio)

Tra chiacchiere e risate, Castiglione, Castilenti, e Villa San Romualdo scorrono via in un baleno.

A notte inoltrata arriviamo alle due famigerate frazioni, una l’ultima nella provincia di Teramo, l’altra l’ultima nella provincia di Pescara, i cui nomi sono studiati in modo da invogliare il viandante a proseguire e mettere piede nella provincia confinante.

Colle della Morte, ultima frazione della Provincia di Teramo
Colle d’Odio, ultima frazione della Provincia di Pescara

Ormai siamo arrivati agli sgoccioli. Dopo alcuni sali-scendi, ed una piccola deviazione fuori traccia per visitare il centro di Città Sant’Angelo, arriviamo al punto da cui tutto è cominciato, e alla fine di questa “avventura”.

È arrivato il momento della foto: la bici è pronta dopo il bagno nella pozza di fango ad Arsita.

Fine.

P.S. 1: Se siete arrivati fin qui, beh complimenti! Avete completato un “MAGS virtuale”.


P.S. 2: Vi ricordate dell’orsetto? C’era veramente!

Agosto 2020 – MAGS (Parte Seconda)

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Secondo Giorno

Seguo un traverso che conosco molto bene e che mi porta a Cusciano. Il lavatoio del paese mi avrebbe fatto molto comodo per lavare i panni…

Sono molto fortunato, e l’alba mi saluta proprio nell’ultimo punto da cui avrei potuto godere della vista della Vallata del Vomano.

Percorro la discesetta che mi porterà al “Porcellino”. Sono molti anni che non passo di qui, e sono scettico sulle condizioni. Devo parzialmente ricredermi: a parte qualche erbaccia nel tratto iniziale (che ho fatto a piedi) ed un punto franato alla fine (che ho fatto a piedi), riesco ad arrivare senza particolari intoppi a valle, sulla Statale 80, detta anche la “Strada Maestra” del parco.

Adesso mi aspettano una trentina di chilometri di comodo asfalto, in una fresca e scenografica gola dove scorre il fiume Vomano.

Pedalo pian pianino, cercando di interpretare i segnali che vengono dal mio corpo. In particolare mi interessa capire se ho risolto il problema con la sella. Dopo i primi 25km di tappa, decido che è ora di fare colazione e mi fermo all’alimentare di Aprati, dove mi faccio fare due panini con bresaola e formaggio. Uno lo mangio subito. Caffè, bisogni, e si riparte.

Arrivo allo sbarramento di Provvidenza, dove lascio la Statale 80 per entrare nella Valle del Chiarino.

Qui si sale su comoda forestale fino a poco prima del rifugio Fioretti. Alla fonte del campeggio poco prima del rifugio, riempio tutte le mie riserve idriche: la prossima fontana la rivedrò tra trenta chilometri e dall’altro lato del Gran Sasso, ad Assergi…

Ne approfitto per mangiare anche il secondo panino, e per scattare qualche foto.

Devio sulla destra per un lungo traverso nel bosco.

Ad un certo punto, mi accorgo di non avere più il cellulare! Torno indietro per qualche centinaio di metri, e fortunatamente lo ritrovo sul sentiero. Rischio scampato.

Uscendo dal bosco, in un prato, incontro un signore che mi chiede, a parte se la bici sia elettrica, dove vado. Non avendo studiato per bene la traccia, rispondo “al Rifugio Panepucci”. Lui mi dice che andare al Panepucci con la bici così carica è difficile, e che se davvero devo andare lì di non seguire i segnavia CAI (infatti non dovrò seguirli).

Poi incomincia una strana conversazione…

Lui: “Ieri ero anche io in mountain bike, e lo vedi quel prato lì? Lì ieri c’era un orso. Stava mangiando un cavallo morto ucciso dai lupi.”

Io: “Ha incontrato un orso?”

Lui: “No, no. C’era la forestale che è arrivata a tenere d’occhio l’orso mentre mangiava”

Io: “Quindi l’orsetto dalla Marsica è arrivato anche qui nella Laga”

Lui: “Macché orsetto, è un maschio adulto da XXX chili”

Io: “Ok…”

Ci salutiamo, e mi addentro di nuovo nel bosco. In effetti non dovrò andare al Panepucci, ma continuare il traverso fino ai piedi del Monte San Franco, per poi svalicare.

Ad un certo punto, praticamente nel tratto più chiuso del bosco, sento un verso abbastanza inquietante che pare essere di un animale molto grande.




Faccio un po’ di rumore, ma non sento più nulla. Con la mente che pensa all’orso (maledetto signore!), un po’ guardingo (ed un po’ a spinta) vado avanti… finché non arrivo in un prato ai piedi del San Franco, dove ho una vista magnifica sul Lago di Campotosto.

Ormai ci sono, e valico il Gran Sasso dalla sua estremità Occidentale. Finalmente, la Valle del Vasto!

Sono le tre del pomeriggio, e non ho ancora problemi con la sella. Le modifiche apportate al mattino si sono rivelate azzeccate.

La Valle del Vasto è il primo tratto di vera discesa di questo MAGS, dopo 140km e non so quanti mila-metri di dislivello alle spalle. Un po’ per recuperare qualcosa sulla tabellina di marcia, un po’ scaricare i nervi, mi lancio a capofitto, e la attraverso “a tutta”.

In poco più di un’ora sono già ad Assergi, dove incomincia una leggera pioggerellina. Il tempo di riorganizzare le mie cose perché non si bagnino, che subito smette. Anche il meteo mi prende in giro!

Incomincio a ragionare su dove potrei fermarmi per la notte. Mentre sono a Fonte Cerreto, telefono ad un po’ di hotel e campeggi, ma nulla. Nessuno risponde, qui a ferragosto è strapieno di turisti.

Decido di proseguire fino a Santo Stefano di Sessanio, anche se non sono sicuro di quanta strada dovrò fare per arrivarci e quindi se sia fattibile arrivare prima che faccia buio. Ricordo che all’ingresso di Santo Stefano c’era un camping, magari riuscirò a piazzare la tenda in un posto un attimo attrezzato anziché allo sbaraglio come la sera precedente (ah, bello sognare!).

Il mio è un rischio calcolato: conosco una traccia che va a Santo Stefano, e suppongo che il MAGS ripercorra la stessa…

…ma invece no, il MAGS mi farà fare un’altra strada….

…che si rivela essere il tratto più S-P-E-T-T-A-C-O-L-A-R-E dell’intero giro.

Arrivo a Santo Stefano di Sessanio verso le sette di sera. Sono passati 190Km dalla partenza del MAGS, e quasi 5000 metri di dislivello.

Il campeggio lo trovo chiuso, ma trovo anche decine di camper e qualche tenda che sostano in un piazzale. Metto la mia affianco ad altri ragazzi, e raggiungo a piedi il paese per prendere un po’ d’acqua.

Tornato alla tenda, organizzo le mie cose. Quindi trovo una pianta e, lì dietro, mi faccio un’altra doccia a base di borracce. Deodorante, vestiti nuovi, e vado in paese. Stasera niente bucato, vada come vada domani ho intenzione di proseguire fino all’arrivo, anche dovessi pedalare qualche ora col buio.

Dopo aver pedalato per tutto il giorno, con l’energia dei due panini comprati ad Aprati e dei maritozzi di Bisenti, cerco un posto dove mangiare qualcosa di sostanzioso. Giro 5 ristoranti diversi, ma sono tutti pieni e non hanno posto neppure per una persona.

Esco un po’ dal centro e, guidato da OpenstreetMap, arrivo ad un ristorante: “Residence Il Palazzo”.

Io: “Avete posto?”
Vecchietto: “Solo se non ha fretta”
Io: “Ok”

Sono già le nove e mezza di sera, sarebbe anche ora che andassi a dormire, ma mi rassegno a dover aspettare. Il posto è anche più pieno degli altri ristoranti…

Mi guardo intorno e mi rendo conto che questa è già la terza volta che mangio qui. Le altre due volte che sono stato a Santo Stefano, nessuna delle due in alta stagione, questo posto era l’unico aperto.

Neanche passa un quarto d’ora, che arriva la mia cena a base di lenticchie, vino, e grigliata. Il vecchietto mi ha imbrogliato!

Mangio, soddisfatto, e riesco a lasciare il ristorante per le dieci e un quarto. Non senza aver avuto un altro scambio di battute col vecchietto:

Io: “Mi aveva detto che ci sarebbe stato da aspettare”
Vecchietto: “Se non l’avessi detto, lei avrebbe incominciato a chiedere quando arrivava la sua cena”
Io: “Dipende da chi incontra”
Vecchietto: “Quello è sicuro”

Seconda notte in tenda, satollo, pulito, e senza animali molesti intorno. Dormo soddisfatto per 5 ore, fino alle 4 del mattino.

Terzo Giorno

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